Giornata 3 – Buzzer beater

Segnano due liberi, meno uno. Cronometro che corre. 5, 4, 3… Tiro. Stop. Torniamo indietro, e scopriamo dove siamo, e cosa sta succedendo.

WARNING: la partita era il 21 dicembre, ma sto scrivendo queste parole nel languore postnatalizio. Anche muovere le dita sulla tastiera è uno sforzo agonistico enorme, paragonabile – in condizioni normali – a sedici suicidi consecutivi saltellando su un piede.

E 'nnamo

E ‘nnamo

Ultimo sforzo del 2015 per i Reds, prima della sosta per il Santo Natale; la festività potrete onorarla celebrando la nascita della divinità che più vi aggrada, da Gesù a Buddha, da Krishna a Ermes, da Zarathustra a Scolozzi. Ma anche – che ne so – sir Isaac Newton o Marco Mengoni. Vorrete mica dirmi che una religione ha più senso di un’altra, no? Appunto.

Momento mistico. Oremus.

Momento mistico. Oremus.           (sì, Reds, sto saccheggiando le vostre bacheche Facebook)

Nel 99% dei casi, il campionato Uisp mi porta in luoghi che non solo non conosco, ma di cui non ho mai sentito parlare. Tipo via di Vigna Girelli. Boh. Attacco il navigatore, mi perdo un paio di volte, scopro che è più vicino a casa mia della mia redazione, che dico sempre “almeno è vicino casa”. Chino il capo in segno di vergogna ed entro – STAVOLTA CONVOCATO! – nel rovente palazzo avversario.

Quando dico “rovente”, si badi bene, intendo in senso letterale. Il riscaldamento è a livello “palla di fuoco”. Quando entro ad accogliermi c’è Andrea “Pippoinzaghi” Romani in tenuta da solarium. Sugli spalti, nutrita rappresentanza rossa composta da quattro spettatori. Tra loro, due grandi e mai abbastanza rimpianti ex, tipo Bibì e Bibò: Lorenzino (aka Er Bomba, aka Basiliquito) e Lorenzone (aka il Cigno di Vasca Navale, aka – vista l’improbabile tinta – Sickboy. Se siete troppo giovani e non vi ricordate Trainspotting, cazzi vostri).

Selfie tra Lorenzone e suo fratello gemello.

Selfie tra Lorenzone e suo fratello gemello.

Ma veniamo al match. Malgrado la trasferta intercontinentale, giochiamo contro la Virtus Prati. Derby del cuore per Giuliano, uno dei volti più noti nello struscio il sabato pomeriggio avviacòla (tutto attaccato), sprone costante ai dardi di Cupido fuori da Sub Dued. Ma anche derby della logica, visto che tra Prati e il campo della partita passano circa dieci chilometri. Un po’ come quando siamo andati a Spinaceto per giocare con la Smit Roma Centro, o la lazio viene a giocare all’Olimpico. Trasferte lunghe, insomma. Boh, misteri della Uisp e del Tuttocittà. Comunque.

Pronti, via. DAJE! DAJE REDS! DA… Eh? Meno nove in meno di cinque minuti. Spiegazione? Facile: loro tirano quattro su cinque da tre punti, nel primo quarto. Un 80% da 3 nel Uisp, al cambio attuale, fa all’incirca il 220% in un campionato normale. Aggiungiamoci anche una pattuglia rossa con pesanti assenze: oltre ai lungodegenti Lucone e Peppe, ci mancano anche gli stranieri, cioè Angelino e il Piscina, che hanno deciso di iniziare la preparazione atletica per il pranzo di Natale con qualche giorno di anticipo, rimpatriando anzitempo ad Alghero e a Gaeta. Dobbiamo affidarci, per un po’ di qualità, al grande ex Kosmo, vecchia gloria locale e vera star della squadra in questo scorcio di stagione, che mette a segno una tripla che suona la carica.

Il match è funestato da una conduzione arbitrale decisamente sotto la media. Non solo si presenta un arbitro solo (a fronte dei due che la Lega si fa pagare ogni partita), ma è anche una ragazza minutina alla prima direzione in carriera. In una partita con Scolozzi in campo. Porella, forse sono stato troppo duro con lei. Ecco come immagino si sia sentita quando, anziché premiarne l’immensa scienza cestistica con uno sfondamento, ha fischiato un fallo difensivo a Scolozzi, che ha ricambiato con occhi di bragia:

Non è per accanirsi, ma a un certo punto ha fischiato un fallo con talmente poca convinzione che i giocatori hanno continuato la partita. Lei ha alzato le spalle e ci ha concesso i due punti. Abbiamo inventato la regola del vantaggio nel basket. Forse era un genio incompreso.

I Reds piombano a -12 quando inizia il secondo tempo. In particolare, all’appello stanno mancando i punti dei lunghi, che pure avrebbero grosse possibilità: arrivano senza problemi in vernice per tirare, ma poi decidono che è più divertente giocare a battimuro con il tabellone. E quindi niente. Ma ecco che nell’intervallo arriva “The Talk”. Maestro Barabba con più saggezza di Phil Jackson:«Clà, più operaio, più proletario. Meno fiocchetti, meno dietro schiena. Sei il più forte in campo, dimostralo segnando, non con i numeri». Ed ecco che, trasformato, il ragazzo si scatena: otto punti in fila, in apertura di terzo quarto, e match riaperto*. Le maglie in difesa si stringono, i contropiede si susseguono, i canestri latitano: just another All Reds game. Ma a otto minuti dalla fine festeggiamo il primo vantaggio.

Avvicinandosi l’ultima sirena, i contatti aumentano in numero e in durezza, le proteste in bestemmie, i palloni in chili. Tesissima (e infatti assisto dalla panchina: il mio ingresso in genere significa che la partita, in un senso o nell’altro, è già abbondantemente decisa). Gli ultimi tre minuti sono un bagno di sangue, e ne fa le spese chi non vorresti mai: la simpatica canaglia che tutti abbiamo imparato ad amare, il supereroe che tutti abbiamo imparato a rispettare, il tagliagole che tutti abbiamo imparato a temere. Federico Scolozzi, che con urlo lancinante si accascia al centro dell’area. Questo, per il nostro arbitro di giornata, non basta a fermare la partita, loro segnano, Lucone (coach di giornata) perde il lume della ragione. Scolozzi, trascinandosi fuori da solo come il più forte dei marines, ci insegna a non abbatterci, e a combattere anche per lui.

Degli ultimi due minuti non ricordo nulla, solo urla, imprecazioni assortite, maledizioni a ogni divinità dalle civiltà presumeriche a oggi. E poi ricordo un tecnico preso dalla panchina a 40 secondi dalla fine. Del resto Lucone non ha mai nascosto la sua ammirazione per Gregg Popovich.

Mancano 40 secondi alla fine, loro sono avanti ma sbagliano il tiro che probabilmente chiuderebbe tutto. Tocca a noi. Tocca alla risposta socialista a Mario Balotelli. Tocca al nostro uomo tutto talento e bling bling. Tocca a Claudio. Non saprei dirvi bene perché, ma non ho neanche trattenuto il respiro: quando ha preso la palla in mano, ero sicuro. partenza in palleggio, giro sul perno, sospensione. Swish. Più uno. Game over.

Una roba del genere

MOST BARABBABLE PLAYER: Kosmo contro il suo passato e il suo primo allenatore che si lamenta del «gioco scorretto di quell’11» (il solito Inzaghi…). Uno degli avversari che a un certo punto ho sentito, nel postpartita, lamentarsi dei colpi ricevuti da «quello col codino», che «ha gli spigoli, cazzo». Cioè Eugenio.

Qui Eugenio nel suo primo impiego, quello di mascotte di Italia 90

Qui Eugenio nel suo primo impiego, quello di mascotte di Italia 90

Ma ovviamente, dopo una prestazione del genere, non possiamo che dire un nome: Claudio. He’s our striker, he’s good at darts… An allergy to grass but when he plays he’s fuckin’ class.

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Prima vittoria nella storia dei Reds in un finale punto a punto. Un’onta che ancora brucia e che finalmente è lavata. Un regalo niente male, no?

* Vi prego di avere pietà del mio tentativo di dimostrarmi indispensabile e determinante, malgrado la ormai totale irrilevanza tecnica e una condizione fisica prossima a quella di Maicon alla quattordicesima Caipirinha

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