Giornate 4 e 5 – Basketball on ice

Dice: ti sei lamentato l’altra volta del riscaldamento troppo alto? E allora beccati questa. Prima una ignobile prestazione casalinga, fiacca, slegata e disputata su un campo di calcio saponato (39-56, il finale). Ma io non c’ero, ero a Verona a fare il Romeo. Ho tentato di mantenere un filo diretto con la squadra, ma poi la grappa di Amarone ha avuto il sopravvento, dalla seconda in poi i ricordi si fanno più nebulosi della piana di Villafranca dove avevo l’albergo.

Merda

Merda

Poi, due giorni dopo, Acilia. Ragazzi, il freddo di Acilia.

Merdaccia

Merdaccia

Un'istantanea del campo di Acilia. Porca troia che freddo

Un’istantanea del campo di via Daniele da Samarate. Porca troia che freddo

Se l’arbitro, prima di entrare in campo, ti dice «Oh, mi raccomando: magliette, felpe, cappelli…», immagini che intenda «Mi raccomando, niente che non sia parte della divisa». E invece no: intendeva proprio che dovevamo indossare tutto quello che avevamo. E se ci fossero avanzati cinque minuti, di andare a comprare altro. Personalmente, il vostro Barabba ha optato per doppio calzino, canotta, maglietta, felpa della Roma, pile rosso, sciarpa, cappello di lana e cappotto indossato a mo’ di plaid; in compenso, di sotto solo i pantaloncini: effetto “maniaco ai giardinetti” garantito. Daje.

Rappresentazione grafica della panchina dei Reds. Ovviamente, eravamo molto, molto meno eleganti

Rappresentazione grafica della panchina dei Reds. Ovviamente, eravamo molto, molto meno eleganti

Situazione infortuni drammatica, dopo la partita di pattinaggio di pochi giorni prima: fuori Inzaghi, Lucone, Piscina. Niente Claudio, niente Matteuzzi, niente Scolozzi, Caciara malaticcio, Kosmo in hangover spinto che marca visita. Punti potenziali nelle mani dei convocati: 40. I Reds si attaccano, con tutte le loro forze, a Luca Ladik, nome da pioniere del basket sloveno e atteggiamento simile. Per quello che gira nel Uisp, una specie di Shaquille O’ Neal. Per il freddo e tutta una serie di altri problemi alle articolazioni, però, il Nostro sfoggia il cuore di Balto, ma la mobilità di Sofoklis Schortsanitis.

La foto è venuta scura, ma rende l'idea

La foto è venuta scura, ma rende l’idea

Prima palla in post basso, Baby Shaq domina il suo avversario, ne mette due e fa esclamare alla panchina: «Ha! Oggi si vince facile!». Ecco, magari no.

L’orchestra fa ballare gli ufficiali nei caffè, l’inverno mette il gelo nelle ossa. E noi finiamo sotto. Semplicemente, non riusciamo a giocare bene, anche se teniamo grazie a un irreale (per noi) 8/8 di squadra ai tiri liberi. Poi, nel secondo quarto, entro io. Freddo. Non ce capisco un cazzo. Freddo. Mi perdo l’uomo in difesa, mi perdo le azioni in attacco. Freddo.

«A Bara', è tutta 'a sera che me chiami. Se po' sape' checcazzovoi?»

«A Bara’, è tutta ‘a sera che me chiami. Se po’ sape’ checcazzovoi?»

Insomma, prendiamo un 12-0, finiamo sotto di otto e quando coach Caciara richiama me e la disgraziata “second unit” di stasera è già tardi: abbiamo avuto sulla partita l’effetto della Troika sulla Grecia, e non ci riprenderemo mai. Gli altri sono più dinamici, più “squadra”. Noi, semplicemente, giochiamo male. Una lezione che spero ci serva, a poche ore di distanza dalla precedente.

E niente, abbiamo perso. Dignitosamente, ma non per questo fa meno male. Avremmo dovuto e potuto fare meglio. E invece eccoci qua, che ci contorciamo in panchina tra quel poco di sudore che siamo riusciti a tirare fuori e i tanti strati di vestiti sotto cui ci siamo nascosti. Impotenti, in alcuni momenti frustrati. Qua ci andrebbe una battuta, ma non mi viene niente. «Ahò Bara’, ma com’è che scrivi l’Angolo solo quando vincemo?». Eh, voi che dite?

 

ALL REDS 39 – Uisp Roma XVIII 54

Barracudas 54 – ALL REDS 46

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