(LIDO DI ROMA – ALL REDS BASKET)
Credo che Jim Morrison buonanima (?) abbia passato buona parte della sua carriera in uno stato simile. Galleggio. La mia testa fluttua, perdendosi dietro a immagini oniriche e pensieri meravigliosi. La mia mente è aperta. Il mondo brilla di una luce innaturale. Tutto è luminoso. Tutto è incredibile. Le piante mi parlano, creature meravigliose si aggirano in panorama verde, lussureggiante e con tinte psichedeliche.
Abbiamo vinto la prima partita dopo Natale, e la vita è bellissima.
Appuntamento ad Acrobax, as usual. Si parte alla volta dell’esotica Acilia. Solita carovana di macchine, che visto il fisico di quelli che ci stanno dentro ricorda più un dopolavoro diretto a un pratone di campagna parmigiana-munito che non una squadra di pallacanestro. Sebbene, sullo stato di forma, sia costretto ad ammettere un certo progresso. Da qui
a qui. Innegabile, dicevo, il progresso. Guardate che entusiasmo.
Acilia, dicevamo. Lo scorso anno, proprio su questo campo, ho cominciato a farmi domande tipo: «Ma chi me l’ha fatto fare?», «Ma perché?», «Cosa ho fatto di male?» e «Chissà quanti scalini sono fino alla cima del campanile per saltare giù?». Eravamo andati sul campo più insidioso del campionato, nella tana di una squadra imbattuta, che all’andata ci aveva passato una scoccia epica. Ovviamente, come sempre quando abbiamo la granitica certezza di perdere, giocammo benissimo, mantenendo un vantaggio di circa dieci punti per tre quarti su quattro. Altrettanto scontato sottolineare che quell’unico quarto era l’ultimo, quello che vale punti in classifica. A noi la sconfitta gloriosa, la Comune di Parigi e la Guerra di Spagna, ci fanno un baffo. Vincere? Pedestre.
Ma quest’anno non è la Repubblica dei Consigli ungherese. Quest’anno è la Rivoluzione trionfante, e quel disordinato codazzo sulla via del Mare ricorda plasticamente il treno che condusse Lenin a Pietrogrado, per guidare l’insurrezione. Acilia, vittoria, gloria: stiamo arrivando.
Entriamo in campo e notiamo una certa differenza di taglia tra noi e gli avversari. Cioè, tolti Lucone e Matteo, sono tutti il triplo di noi. Sono discretamente sicuro che a un certo punto quello scricciolino di Angelo sia finito marcato da Crapanzano di “Così è la vita”.
Ma la “T” che conta non è quella di “taglia”: è quella di “talento”. E noi ne abbiamo a iosa. O, comunque, abbastanza per riuscire a uscire indenni da Acilia. Fin troppo, se si prende il sorprendente primo quarto della squadra. Vi giuro, una cosa assurda. Giocavamo gli schemi. Capite? GIOCAVAMO GLI SCHEMI!
Fugone. Passano sette minuti prima che becchiamo il primo canestro. Ora, non vi tedierò con ricostruzioni eccessivamente dettagliate, soprattutto perché sono passati troppi giorni (abbiamo giocato sabato, scrivo di mercoledì) e non mi ricordo più nulla. Ricordo solo, a titolo meramente esemplificativo, che siamo riusciti – quando la partita era già in ghiaccio e la già approssimativa qualità di gioco era collassata miseramente – a condurre quattro contropiede consecutivi, senza per questo darci il disturbo di segnare. Pure voi, co sto produttivismo. Ma chi siete, Marchionne?
Menzione d’onore per il debuttante Andrea – l’ennesimo, datemi tempo e troverò un soprannome cretino pure a lui: per due azioni di fila segna lo stesso canestro. Vi giuro: LO STESSO. Palla ad Angelo, lui dimenticato a tre centimetri dal canestro, si sbraccia, riceve, segna. Due volte. Difesa arcigna. Avrei due video, ma il blog non supporta i video, quindi accontentatevi del mio racconto*.
E insomma, vinciamo. È la terza vittoria consecutiva, la terza su tre partite disputate. Abbiamo una partita in meno perché prima di Natale, benché ci fossimo spinti fino ad Anzio, non si presentò l’arbitro. Esatto, non si presentò L’ARBITRO. Tanto per farvi capire la serietà del trofeo che stiamo disputando, e che pure occupa uno spazio tanto rilevante nella mia patetica vita. Perché ho vissuto una settimana fatto come Jim Morrison. E solo perché gli All Reds sono primi. PRIMI, PORCA UNA DIVINITÀ A PIACERE!
#JeSuisBarabbà
Statistiche? Niente, perché qua se non ci pensa Flavio… Vi basti sapere che abbiamo tirato i liberi 8 su 30. E che anche dal campo le percentuali non basterebbero a portarci al ballottaggio.
Most Barabbable Player: Tommaso. In un match confusionario ed esteticamente brutto come questo, riesce a contenere il tasso di casino più vicino a zero che a Caciara®.
Segnalo agli statistici che Matteo giocava con il numero 34 perché è tutto un mio piano per far spargere la voce che uno dei più forti degli All Reds è un lungo grossotto di nome Matteo che gioca con il numero 34. Per pura vanagloria. Tanto nessuno mi vuole bene, e qualora me ne volesse non verrebbe mai a controllare.
LIDO DI ROMA 30 – ALL REDS BASKET 60
*Adriano, tu che hai tirato un libero sull’angolo inferiore del tabellone, ritienitene fortunato: ho le prove filmate, ma non posso divulgarle. Mi accontenterò di ridere come un coglione guardandole di continuo, e facendoti fare flessioni finché non arriverai in Cina