Giornata 8 – Daje (f)Orte

L’ottava di campionato è la vera trasferta del calendario. Saluti alle mamme e alle fidanzate, fazzoletti bianchi dal finestrino, partirà, la squadra partirà, quando arriverà questo non si sa.

Destinazione esotica: Orte, uno dei caselli più famosi d’Italia ma soprattutto ridente borgo medievale a 80 km da Roma, al confine con la regione che mi ha TEMPORANEAMENTE allontanato dai parquet capitolini.

Stick your pride

A raccontarvela io, e scusate se ve lo dico ma sono un commentatore d’eccezione, militante del primo allenamento ma al mio primo cimento resocontico. La ragione è forse da ricercare nel valore dei miei predecessori o nel totalizzante impegno sportivo/tecnico (non ci crederete, ma sono il play con più presenze della storia Reds). Oppure, più probabilmente, perché il giornalismo non è il mio forte, malgrado la genetica.

Tornando al lato sportivo, questa trasferta ci vede immersi nella temibile crisi da pandoro. Alla partenza inarrestabile, con tre vittorie consecutive, è seguita una striscia negativa di quattro partite, tre delle quali giocate dopo le feste in poco più di una settimana: zero allenamenti nelle gambe, ventordici portate nella panza, pochissimi tiri nel canestro. Sicuramente l’establishment, evidentemente preoccupato dalle nostre prestazioni, si è operato per complicarci il calendario. Era dunque fondamentale vincere, anche se una trasferta così fuori mano di venerdì sera non lasciava presagire niente di buono. «Che famo regà, la spostamo?». E invece, contro ogni pronostico, ci presentiamo in nove al referto e uno sugli spalti. Pienone.

Che poi parliamone, venire a giocare a Orte per noi è tipo giocare al Boston Garden: dove lo troviamo un altro palazzetto così?

A causa del mio colpevole ritardo, del primo quarto non vi è dato sapere nulla a parte il parziale (14-16 per i Reds) e l’apporto decisivo del capitano, 8 punti. Ma quello è una roba scontata, tipo quando alle interrogazioni di geografia sparavi il tessile e la barbabietola da zucchero. Ci becchi il 100% delle volte.

E pensare che al mio arrivo siamo sotto di 9 (20-11), ma scopriamo che qui (le regole esotiche di una terra così lontana) esiste evidentemente il tiro da 8, perché dopo un nostro canestro il tabellone recita 20-19. Purtroppo scopriamo trattarsi solo di un malfunzionamento del tabellone. Il secondo quarto è quello in cui fatichiamo maggiormente, con il parziale più pesante e soli 8 punti segnati. Soffriamo principalmente il pressing tutto campo e la difesa a zona, due elementi che, anche dopo aver perso di efficacia, si protrarranno praticamente per tutta la partita. Sicuramente li avrà spaventati la nostra smagliante forma fisica del rientro dalle feste o la nostra tenera età. A fine primo tempo, comunque, il punteggio segna un amaro 31-24 per i padroni di casa.

Il secondo tempo si apre decisamente meglio, le contromosse tattiche attuate dal gruppo tecnico, la grinta a rimbalzo e 6 punti di Gaetano ci rimettono in carreggiata. Sebbene privi del Barabba, il poeta e aedo dello sport popolare, abbiamo senza dubbio beneficiato del calore della nostra tifoseria: me. Unico come l’Anello, un Caciara per domarli tutti. Un Caciara per trovarli, un Caciara per tifarli e sul campo scatenarli.

Il terzo quarto si chiude 43-40, squadra di casa ancora avanti, ma si inizia a sentire la pressione della compagine in maglia rossa. La Redsmuntada.

SPOILER ALERT

L’ultimo quarto è un susseguirsi di emozioni e si apre con 8 punti consecutivi di un ispiratissimo Piscina, con due bombe e un canestro da due, che suonano la carica per l’affondo finale. Un dominio sotto canestro e delle buone percentuali, anche dalla lunetta, ci permettono un sorpasso che arriva nella seconda metà del quarto. Il finale è al cardiopalma, con la squadra di casa che ci manda in lunetta e riesce anche a mettere qualche punto in attacco, compresa una tripla. Il tutto accentuato dal comprensibile panico generato dal tabellone rotto nel finale punto a punto.

Nonostante tutto, i beniamini della vostra squadra di basket popolare preferita riescono a mantenere il sangue freddo necessario per espugnare il palazzetto comunale di Orte e il match si chiude 56-60 per noi.

Lo sport popolare antifascista, antirazzista e antisessista torna dunque a trionfare, portando un po’ di conforto rispetto al quadro politico-sociale sempre più deprimente, e gli All Reds riprendono la corsa verso i playoff. Sull’onda dell’adrenalina post vittoria abbiamo festeggiato approfittato della famosa movida cittadina e siamo andati a mangiare la specialità che rende famosa Orte nel mondo: la pizza, che qui a Orte è notoriamente patrimonio Unesco.

Che poi parliamone: sta squadra è tutta una copertura pe magna’

Secondo ricostruzioni postume, da prendere comunque con le pinze vista l’indecifrabilità del referto e il fatto che il capitano sia uscito per 5 falli avendone solo 1 registrato, i top scorer sono Lucone e Piscina con 17 punti, entrambi in doppia doppia sulla fiducia. Ad un’attenta rilettura sembrerebbero spuntare altri 2 sbiaditi tiri liberi realizzati dal capitano che diventerebbe così miglior realizzatore in solitaria con 19 punti. Boh, è davvero così importante? Per quanto riguarda statistiche avanzate e sintesi video della partita e della gara di schiacciate dovrete attendere il completamento del lavoro da parte del mio team di collaboratori.

Da sinistra a destra: io, la mia signora e il mio staff

Most Caciarable Player: Il primo a meritare questa menzione è Pierre. Dopo aver sbagliato due liberi, sul +4 a meno di 40 secondi dal fischio finale, riconquista il rimbalzo e, anziché rigiocare la palla fuori per far trascorrere i fatidici 24 secondi, tira. L’esito è quello che contraddistingue una cazzata da una “caciarata”, ossia i 2 punti. Eroe!

Che poi oh, Orte è famosa in Italia per lo più come snodo ferroviario e autostradale, ma che je voi di’?

Disclaimer: Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale, causa tasso alcolemico post partita. E se vi state chiedendo “Ma dove sono i resoconti delle giornate 4, 5, 6 e 7?”, sappiate che la risposta è molto semplice: i Reds non sono una democrazia, e la libera informazione non esiste. Verrete a sapere di una nostra partita solo se la vinciamo.

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