(Kosmos Basket – All Reds)
Il cielo è il nostro limite, si diceva la scorsa volta. Anzi, di più, il cosmo. E infatti ci siamo andati a sbattere rovinosamente contro.
Nelle menti e nei cuori dei nostri eroi è ancora fresco il ricordo del trionfo sul capitale della scorsa settimana, e negli spogliatoi il morale è altissimo. «Daje regà, entramo in striscia», si chiudeva la mail che ci arruolava per questa nuova sfida. Un giocatore – e si prega di astenersi da ironie su quanto vuota debba essere la sua vita – era anche andato a studiare gli avversari. Siamo forti, siamo agguerriti, siamo preparati. Del popolo gli arditi, noi siamo i fior più puri, fiori non appassiti nel fango dei tuguri: sta canzone parla di noi, se sa…
Pronti, via, si parte. «Comunque non vorrei dire, ma siamo la miglior difesa del girone», annotava orgoglioso il più biondo dei nostri portabandiera. NO!, si sono detti i Rossi: noi non saremo mai i primi della classe, noi stiamo cogli sfruttati, coi diseredati della Terra. E infatti, per coerenza con il nostro percorso politico di difesa degli ultimi, decidiamo di beccarne 22 nel primo quarto. Bye bye miglior difesa. E per chi se lo chiedesse no, non era un deliberato disegno dantoniano per dare spettacolo. Loro 22, noi 6. Sì, sì, sei – che se non li scrivo pure in lettere come gli assegni, alcuni nostri punteggi sembrano errori di battitura; sono invece errori al tiro. Che so, un tiro libero che va a mezzo metro dal ferro, a fare compagnia ad altri quattro tentativi dal medesimo destino, e solo nella prima frazione. Al riposo cominciano le storie tese con gli avversari – che malgrado la loro ipoacusia menano come fabbri. Ma adesso tranquilli, che ci riprendiamo.
Rimessa e >bum!< Caciara recupera due palloni, ne mette quattro in contropiede e suona la carica. E poi… E poi, in effetti, highlights pochini. Limitiamo i danni, recuperiamo un po’, arriviamo anche a -6. La partita però scivola via, vincono loro. In compenso facciamo in tempo a offrire al sempre meno numeroso pubblico (a Rossi, ma do’ state?) un paio di figure di merda, ai confini della rissa situazioni incresciose che ci vedono coinvolti in qualità di parte ledente, qualche vivace scambio di vedute con l’arbitro e i primi tentativi di ammutinamento all’autorità – che qui colgo l’occasione per ribadire, fuori di ogni ironia, assoluta e indiscutibile durante le partite – del coach Di Giacinto. Che autorganizzazione spesso finisce per significare «famo un po’ così».
I Reds festeggiano un ben mesto Natale, comunque celebrato da tutti i componenti della rosa invocando continuamente il nome di Dio (del cui genetliaco ricorre metaforico l’anniversario), ovviamente invano, facendolo precedere o seguire da epiteti vari e fantasiosi, ma per lo più di derivazione suina.
Buon Natale anche al Kosmos e ai suoi diversi membri che così, per gioco, tirano maglie e cazzotti. Alcuni lo chiamano agonismo, io non lo chiamo, che poi arriva la polizia postale. Perché uno non è che vuole per forza passare da rosicone, ma un arbitro non può risponderti “se mi metto a fischiare tutti i falli famo notte”.