GIORNATA 4 RITORNO – All Reds Pride

(Kosmos Basket – All Reds)

Giochiamo in casa o giochiamo in trasferta? Giochiamo in trasferta, ma sul campo di casa. Con il pubblico più numeroso che ci sia mai venuto a vedere, e quasi tutto per noi. Quindi giochiamo in casa. Ma in trasferta.

Salutate da una settimana le residue chance di raggiungere i playoff, i Rossi tornano al St. Charles («Quindi giocavamo in casa…». Ok, adesso smetto, in omaggio alla “regola Gabriele” dello scorso post) per affrontare il Kosmos, squadra che all’andata ci ha affibbiato mazzate sportive – hanno vinto di tanto – e soprattutto fisiche. E stavolta il copione sembra ancor più minaccioso: sono più grossi, più atletici, tirano meglio e si allenano di più. Un instant poll dell’Istituto Piepoli dà i Reds perdenti per un multiplo di dieci. I Reds lo prendono per buono e cercano Enrico Letta per le interviste del dopopartita; le facce nel riscaldamento sono, non a caso, le facce di chi cerca Enrico Letta: scoglionate e con l’insopprimibile tendenza a scoppiare a ridere. Non esattamente il body language che la nutritissima curva roja vorrebbe vedere.

Palla a due. Il numero 1 avversario – atteso dai suoi compagni, all’andata, come se fosse Godot – la prende praticamente senza saltare. Grazie al c…o: è un negrone alto quasi due metri che – avremmo scoperto – va a prendere i rimbalzi quando la palla ancora sale. Per prenderla a quell’altezza noi dovremmo munirci di retini per farfalle. O di una balestra, a scelta.

Ahò, intanto però Eugenio ne piazza subito due. Giuliano incastra un paio di arresto-e-tiro, il Caciara entra in area come una libellula. Manca all’appello Lucone, che incontra nuovamente la sua nemesi principale («Il numero 6 del Kosmos vola come una farfalla e caga il cazzo come Capezzone», diceva Ali) e, distratto probabilmente da pensieri omicidi, inizia una lunga, lunghissima sequela di errori al tiro. Tegola pesantissima quando, all’inizio del secondo quarto, un bellicoso Eugenio rimedia una storta alla caviglia. Camillo e Lorenzone sono in borghese a bordocampo, e (purtroppo) Barabba e Dario in panchina. Quando si dice “sliding doors”. Aggiungiamo ai problemi della Causa anche l’arbitraggio. Ora, lo so che dirigere una partita di pallacanestro è compito arduo, e non posso fare a meno di notare come gli arbitri di stasera siano stati di gran lunga i migliori di tutto l’anno. Però al nostro livello fischiare tutto e fischiare sempre può significare: a) continui fischi di infrazioni di palleggio/partenza; b) correre il rischio che una squadra finisca il primo tempo con tre giocatori. Anche se il problema arbitrale, con il passare dei minuti, si attenuerà, non lo farà il primo. Eugenio è out, Camillo tossisce, Lorenzone segna i punti. Barabba è in fase di afasia selettiva (riesce a dire soltanto a urlare «Daje», salutando passaggi a metà campo come fossero tiri da 5), gioca poco e influisce meno; Dario, dal canto suo, mostra molta meno libido omicida del solito: succede, quando ormai il Viagra ti fa l’effetto delle Fruit Joy (e chi ricorda lo slogan delle note caramelle ringrazierà il cielo che Dario non sia gay). Restano il Lucone con le polveri bagnate di stasera e un picchiatore noto negli ambienti più loschi di Tokyo, Rocky Joe Scolozzi in Gabini, che guida transizioni come un navigato playmaker ed entra in una delle azioni più belle della storia All Reds. Allora, immaginate. Rimbalzo lungo. Improvvida partenza in palleggio dello Scolozzi. Crossover (!) alla Iverson sul recupero difensivo, poi palla schiacciata per l’accorrente Giuliano, che anziché appoggiare al tabellone arresta e tira. Cinque o sei errori di valutazione nella stessa azione, ma sono due, e sono due bellissimi.

Stiamo divagando. ALLORA, la partita. La partita ci vede subire continui parziali, cui rispondiamo prontamente con dei contro-parziali(ni). Che so, nove a zero in avvio di secondo quarto, e noi rispondiamo con un sei a zero subito dopo. O, in chiusura di tempo, sei a zero per loro, cui non rispondiamo. Andiamo sotto al riposo, ma ci crediamo.

Ora, cominciamo il racconto del quarto migliore dell’intero campionato, sia per livello dell’avversario, sia per intensità, compattezza, abnegazione, spettacolo: il terzo quarto contro il Kosmos Basket. Una roba pazzesca. Difesa, recuperi, stoppate, contropiede, addirittura qualche canestro. Uno, in particolare, su tutti, un highlight eterno, una roba che racconteremo a David Stern quando ci consegnerà gli anelli (con sano realismo, direi tra due/tre anni) (con ancora più sano realismo, direi «Quando il Pd riporterà una piena vittoria alle elezioni politiche». A David, magna tranquillo). Ricordate il Lucone con le polveri bagnate? Quello che sbagliava tiri facili, e litigava – e parecchio – con le percentuali dalla lunetta? Dimenticatelo. Immaginate ora una voce femminile (l’altra metà del tavolo) che scandisce i secondi. Sette. Sei. La palla sotto canestro, ad Andrea. Cinque. «Chiuso, passala!». Quattro. Tre. Nessuno libero. «QUA!», urla The Captain. Due. Piedi a posto, dietro l’arco. Uno. La palla parte. Dentro.

Daje. E che altro puoi dire?

Meno cinque, all’inizio del quarto periodo. Galvanizzato dalla bomba appena infilata, il biondo alfiere ci trascina a meno tre: palla sotto, perno, giro, difesa al bar e due facili. Ciao Vlade, e grazie di tutto.

Non mi andrebbe neanche di sporcare il ricordo di una serata magnifica, di una partita bellissima, di una prova di cui andare fieri dicendo il risultato. D’altronde vengo pagato fior di milioni per scrivere questi resoconti, e quindi mi tocca. La prova degli All Reds di stasera è di quelle di cui andar fieri. Una di quelle da cui ripartire quando, l’anno prossimo, sto c…o di campionato lo andremo a vincere. Abbiamo perso, ma il quarto quarto che ci è costato la partita, quel maledetto ultimo passo che non facciamo mai, non ve lo racconto. Nella mia testa c’è ancora la squadra che stasera mi ha reso fiero. Per me la serata è finita alla fine del terzo quarto, quando tutto sembrava possibile (il primo che dice: «S’è visto, infatti dopo avete perso» gli sparo. Giuro).

Nella mia testa c’è ancora la bomba di Lucone. Non c’era una canzone di De André su questo?

SI

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Una risposta a GIORNATA 4 RITORNO – All Reds Pride

  1. Maurizio Testa scrive:

    All Reds jocato bene, ma mancato risultato… avrebbe detto Helenio Herrera un indimenticato allenatore (anche) di una Roma calcio della fine degli anni ’60… con una squadra che stava sempre per… ma non arrivava mai…
    Dall’anno prossimo voglio sentire : ” Ma come ca…o giocano male ‘sti All Reds, ma come fanno a vince sempre?”…

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