GIORNATA 9 – Non finisce qui

Oltre ad avere un orario di lavoro infelice, che mi impedisce di partecipare alle trasferte infrasettimanali, sono temporaneamente invalido. Dunque, anche stavolta ci affidiamo all’angolo del Fle, che farà temporaneamente – fino (pare) ad aprile – le veci di Barabba. Sulla pettinatura ci siamo, sull’irrilevanza sportiva e la pinguedine stiamo lavorando.

Parcheggio squallido e desolato di una cittadina anonima nell’interland di una metropoli, come ce ne sono migliaia nel mondo. Un mercoledì sera anonimo, fine inverno, freddo ma non troppo. Un gruppo di persone aspetta qualcuno o qualcosa fumando (?!) e parlando sotto la luce fioca di un lampione, ai margini di una radura zozza e piena di sterpaglie che li separa dalla grande strada, quella che porta alla Città…  No, non è l’inizio di un romanzo noir, né di un racconto di Blu notte, ma di un giallo sì. Un giallo che vede la nostra imbattibilità nella poco piacevole parte dell’assassinato e mille ipotesi e congetture su quale sia la motivazione di tale sconfitta che giorni dopo ancora alimentano i nostri discorsi e le nostre analisi. Giallo, il colore del referto di gara riservato agli sconfitti, il primo dell’anno, che certifica con freddezza scientifica l’omicidio consumatosi in quel di Pomezia: All Reds 54- Hell’s Basket 65. Nessun dramma, ma un grande dolore sportivo

Non bisogna farne un dramma. Io, il vostro Barabba, l'ho presa benissimo

Non bisogna farne un dramma. Io, il vostro Barabba, l’ho presa benissimo

A dire il vero il sentore di ciò che sarebbe avvenuto aleggiava tra di noi già da prima. Le ultime partite vinte ma sofferte e i racconti mitologici sul fantomatico campo di Pomezia ci avevano infatti allertato su quello che sarebbe stato il nostro prevedibile destino. Il campo: stretto come le Termopili, ha visto già visto cadere al suo interno tutte le migliori squadre del girone e si narra, anche i Bulls di Jordan in una finale UISP del ’92, con la possibile schiacciata da tre della vittoria (eh si, le distanze nell’universo UISP sono variabili e distorte come lo spazio tempo nel Kosmo interstellare) fermata da un soffitto veramente troppo basso anche per pensare di occupare in un futuro (si spera prossimo) quella “palestra” a scopo abitativo.

Che volessimo essere proprio noi quindi, la settimana della calata a Roma di Salvini e delle merde padano-fasciste, a fare la parte degli Unni conquistatori venuti dal nord in quel di Pomezia per farne terra bruciata non solo era poco credibile ma anche un tantino contraddittorio. Infatti fedeli alla linea e alla nostra coscienza politica abbiamo portato a casa la sconfitta e con essa la nostra integrità morale ed ideologica.

Nonostante tutto nell’immediato pre-partita mi risale un po’ di convinzione e di fiducia. Durante il discorso alla squadra di coach Kosmypμuloγs mi giro a guardare il quintetto avversario, diciamo che non sembra propriamente quello di Space Jam.

Come mi sono sembrati gli Hell's Basket nel riscaldamento. Il 69 è quello blu. Io NON sono quello in maglia bianca

C’è qualcosa di sbagliato in questa immagine.

Ovviamente neanche noi, però ho visto e giocato in squadre molto peggiori, sono fiducioso. Squadre per esempio che perdevano sempre la palla contesa iniziale, mentre noi la vinciamo! Squadre con giocatori che si piazzano inizialmente nel campo con la stessa casualità delle particelle in un gas, mentre noi schieriamo intelligentemente un paio di uomini in difesa e un altro paio pronti a partire in contropiede, e gli facciamo addirittura arrivare il pallone!!! Squadre che gli unici canestri che erano in grado di segnare erano quelli da sotto canestro totalmente indisturbati mentre….ecco, mentre noi quelli invece li sbagliamo!!!! Dopo appena 2 secondi di gioco e il primo terzo tempo (di una lunga serie) sbagliato la mia fiducia viene demolita e capisco che nonostante la nostra totale e atavica abnegazione alla causa della bestemmia sportiva, il Demonio e le forze del male sono totalmente (e direi ovviamente) dalla parte degli Hell’s Basket, ed esercitano tutto il loro infinito potere proprio in quella palestrina sperduta. A quanto pare i generali delle forze degli inferi sono più lungimiranti di alcuni compagni (di squadra non credo) che ancora cadono nella logica del “nemico del mio nemico è mio amico”, per poi ritrovarsi regolarmente in casa un nemico peggiore o simile a quello di prima. Ecco Lucifero no. Se gli dedichi il nome della tua squadra quello non ti tradisce in nome di una governabilità o di un più ampio consenso nelle alte sfere dei campionati provinciali A2 di basket, ma ti rimane fedele e ti aiuta laddove può. Ed ecco quindi che le triple degli avversari piovono sulle nostre teste una dopo l’altra (a fine gara ne ho contate 7) mentre noi, tranne qualche rara eccezione (Marco primo quarto spettacolare) , fatichiamo ad andare a segno da distanze così piccole che…sono addirittura dentro l’arco dei tre punti!!!!

Così la partita prende subito una brutta piega, all’intervallo siamo sotto di 9 e abbiamo concesso loro 33 punti, equivalenti più o meno a 70 nel basket degno di tale nome. Un’enormità. Però è proprio questa l’unica cosa che ancora ci manca quest’anno, vincere in rimonta contro una buona squadra (sempre relativamente a noi, ovviamente), magari anche il giorno che proprio ti dice male. Su un campaccio. Con la grinta e il gioco di squadra. Daje Daje Regà che la ripijamo, Daje che ce la possiamo fare!!!!! Iniziamo il terzo quarto con la giusta aggressività e il Caciara, l’uomo dal pacifismo nell’anima e nel cervello ma dalla dinamite nelle gambe inizia ad aggredire il play avversario, ruba un paio di palloni e spinge in contropiede. Ovviamente sbagliamo, continuiamo a sbagliare, ma lo spirito è buono e in 4-5 minuti ci riportiamo a contatto o quasi, a -4. Mancano pochi minuti alla fine del quarto, riprendiamoli, o portiamoci comunque ad un possesso di distacco, prima dell’inizio dell’ultima frazione così poi, di slancio, ci andiamo a prendere la vittoria, penso. Il solito ingenuo. Queste sono le giornate in cui devi rosicare, e dopo tante gioie kosmicamente è pure giusto. Lorenzino si riesce a liberare per la tripla, sarebbe il primo colpo di risposta ai bombardamenti nemici, il simbolo tangente che la Resistenza, perfettamente personificata nel volto barbuto e nello sguardo profondo (o solo assente?) del nostro play della Tuscia è finalmente uscita dalla macchia e dalla clandestinità per andarsi a riprendere ciò che è suo. E invece no. Tiro molto buono sputato fuori dal ferro, accusiamo il colpo e l’immediata repressione, veniamo ricacciati a più nove e di fatto si conclude la partita.

L’ultimo quarto lottiamo con poca convinzione, non arriviamo mai veramente a contatto e il distacco rimane invariato sostanzialmente per tutti gli ultimi dieci minuti. Sostanzialmente, ma non proprio. Perché di fatto per la differenza canestri della partita di andata (vinta di 9) e per le regole UISP una sconfitta di 9 sarebbe sì negativa, ma ci assicurerebbe un vantaggio contro di loro nel caso (non improbabile) di arrivo a pari punti e quindi gli ultimi 30 secondi diventano molto importanti. Palla loro, sotto di nove. Timeout. Decidiamo di difendere forte, senza fallo, convinti che per la regola dei 24 secondi comunque una possibilità alla fine l’avremo. Ma va addirittura meglio, rubiamo palla (Marco?) e andiamo abbastanza rapidamente al tiro, veniamo falciati e mettiamo uno dei due tiri liberi, -8. Ma qua si consuma l’ennesimo atto della sagra dell’incomunicabilità tra il nostro Kosmypμuloγs e l’arbitro, iniziata nel primo quarto con un

“Tempo arbitro?” “TIMEOUT ROSSO!!!” “No arbitro, tempo…tempo….fisico!!Quanto manca?!” “ah, NO TIMEOUT ROSSO!!!…che ne so io, chiedi al tavolo, però non è passato tanto” (riporto con pretese di veridicità, sintetizzando in un’unica scena ciò che è avvenuto più volte nella partita)

In sostanza l’arbitro sfattona pesantemente (si lui, non noi, per una volta!!) si dimentica di chiamare timeout e gli avversari prendono il rimbalzo, portano la palla nella nostra metà campo, sfruttano la nostra incazzatura e impreparazione per quanto appena successo vanno dentro, segnano e prendono il fallo. Segnano il libero e si portano a +11. Questo è il mio momento. Sono entrato apposta. Sono stato convocato apposta. Sono probabilmente venuto al mondo apposta per segnare i tiri da tre, specialmente se decisivi. Questo è quello che più o meno penso in quel momento. Ho giocato 4 minuti in tutta la partita senza fare di fatto nulla, né di buono di né di cattivo, nulla!!! Ma il coach mi dà fiducia, mi mette in campo per l’ultimo minuto, per prendersi Il Tiro. Ci “disegna” uno schema apposta, che tra le opzioni principali vede me appostato in angolo pronto a colpire. Un piccolo particolare, devo battere io la rimessa, mancano 5 secondi. Concentrato sul futuro, lastricato di buoni propositi come la via per l’inferno, lancio un siluro sui piedi del Caciara che non si sa come riesce a controllare, ovviamente con difficoltà, e a ridarmi palla ma a quel punto o due uomini addosso e non vedo neanche più il canestro. Provarci lo stesso? Tentare il miracolo? Naaaaaa, solo perché è necessario?! Meglio regalare la palla agli avversari cercando un passaggio improbabile al solito Lucone, tanto oggi doveva andare storta….

MBP

Una delle poche notizie liete positive della serata è stata l’ottima prova del Caciara, Capitan Futuro. Grinta, autorevolezza e confusione in mille battaglie con i REDS, e che a forza di aspettare il momento di raccogliere la fascia da Lucone (si spera mai, in realtà si passano pochi mesi!) ha visto incanutire la sua barba e girare intorno a lui una marea di aspiranti registi. Ma il playmaker degli AllReds è e resta lui, il Caciara, entropia a servizio del basket popolare… altrimenti non saremmo noi!!!!

 

Facendo i complimenti a Flavio per la sua straordinaria capacità mimetica, mi limito a piangere la caduta della nostra imbattibilità, ma non mollo un cazzo. Non molliamo un cazzo: venerdì giochiamo in casa una partita fondamentale, che dobbiamo vincere per dare un senso a tutte le cose fichissime che abbiamo fatto quest’anno. E – perdio – lo faremo. Daje Reds, it’s always darkest before the dawn.

Io penso ancora al Sol dell'avvenire. Mi sono permesso di far disegnare una previsione della nostra festa per la vittoria del campionato. Daje Reds

Io penso ancora al Sol dell’avvenire. Mi sono permesso di far disegnare una previsione della nostra festa per la vittoria del campionato. Daje, daje, daje. Spaccamo tutto

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