ROMA PER DAX 8-9-10 Marzo

Roma per Dax

Tre giorni di Iniziative @AcrobaxDAVIDE suona, il popolo balla
Evento FB

Domenica 10/03 sarà la Giornata dedicata allo Sport Popolare

Ore 13:00 pranzo sociale

ore 14:30 All Reds Rugby Roma VS Sora rugby

ore 15:30 Torneo 3vs3 di basket
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ore 16:00 Roda di capoeira carcarà

ore 19:00 Apericena ecceziunale veramente 🙂

LA GIONATA DI DOMENICA SARA’ CARATTERIZZATA ANCHE DAL COMPLEANNO DELLA SALA PROVE E REGISTRAZIONI RENOIZE, DEDICATA A RENATO BIAGETTI UCCISO DA MANO FASCISTA…CON DAX E RENATO NEL CUORE
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GIORNATA 4 RITORNO – All Reds Pride

(Kosmos Basket – All Reds)

Giochiamo in casa o giochiamo in trasferta? Giochiamo in trasferta, ma sul campo di casa. Con il pubblico più numeroso che ci sia mai venuto a vedere, e quasi tutto per noi. Quindi giochiamo in casa. Ma in trasferta.

Salutate da una settimana le residue chance di raggiungere i playoff, i Rossi tornano al St. Charles («Quindi giocavamo in casa…». Ok, adesso smetto, in omaggio alla “regola Gabriele” dello scorso post) per affrontare il Kosmos, squadra che all’andata ci ha affibbiato mazzate sportive – hanno vinto di tanto – e soprattutto fisiche. E stavolta il copione sembra ancor più minaccioso: sono più grossi, più atletici, tirano meglio e si allenano di più. Un instant poll dell’Istituto Piepoli dà i Reds perdenti per un multiplo di dieci. I Reds lo prendono per buono e cercano Enrico Letta per le interviste del dopopartita; le facce nel riscaldamento sono, non a caso, le facce di chi cerca Enrico Letta: scoglionate e con l’insopprimibile tendenza a scoppiare a ridere. Non esattamente il body language che la nutritissima curva roja vorrebbe vedere.

Palla a due. Il numero 1 avversario – atteso dai suoi compagni, all’andata, come se fosse Godot – la prende praticamente senza saltare. Grazie al c…o: è un negrone alto quasi due metri che – avremmo scoperto – va a prendere i rimbalzi quando la palla ancora sale. Per prenderla a quell’altezza noi dovremmo munirci di retini per farfalle. O di una balestra, a scelta.

Ahò, intanto però Eugenio ne piazza subito due. Giuliano incastra un paio di arresto-e-tiro, il Caciara entra in area come una libellula. Manca all’appello Lucone, che incontra nuovamente la sua nemesi principale («Il numero 6 del Kosmos vola come una farfalla e caga il cazzo come Capezzone», diceva Ali) e, distratto probabilmente da pensieri omicidi, inizia una lunga, lunghissima sequela di errori al tiro. Tegola pesantissima quando, all’inizio del secondo quarto, un bellicoso Eugenio rimedia una storta alla caviglia. Camillo e Lorenzone sono in borghese a bordocampo, e (purtroppo) Barabba e Dario in panchina. Quando si dice “sliding doors”. Aggiungiamo ai problemi della Causa anche l’arbitraggio. Ora, lo so che dirigere una partita di pallacanestro è compito arduo, e non posso fare a meno di notare come gli arbitri di stasera siano stati di gran lunga i migliori di tutto l’anno. Però al nostro livello fischiare tutto e fischiare sempre può significare: a) continui fischi di infrazioni di palleggio/partenza; b) correre il rischio che una squadra finisca il primo tempo con tre giocatori. Anche se il problema arbitrale, con il passare dei minuti, si attenuerà, non lo farà il primo. Eugenio è out, Camillo tossisce, Lorenzone segna i punti. Barabba è in fase di afasia selettiva (riesce a dire soltanto a urlare «Daje», salutando passaggi a metà campo come fossero tiri da 5), gioca poco e influisce meno; Dario, dal canto suo, mostra molta meno libido omicida del solito: succede, quando ormai il Viagra ti fa l’effetto delle Fruit Joy (e chi ricorda lo slogan delle note caramelle ringrazierà il cielo che Dario non sia gay). Restano il Lucone con le polveri bagnate di stasera e un picchiatore noto negli ambienti più loschi di Tokyo, Rocky Joe Scolozzi in Gabini, che guida transizioni come un navigato playmaker ed entra in una delle azioni più belle della storia All Reds. Allora, immaginate. Rimbalzo lungo. Improvvida partenza in palleggio dello Scolozzi. Crossover (!) alla Iverson sul recupero difensivo, poi palla schiacciata per l’accorrente Giuliano, che anziché appoggiare al tabellone arresta e tira. Cinque o sei errori di valutazione nella stessa azione, ma sono due, e sono due bellissimi.

Stiamo divagando. ALLORA, la partita. La partita ci vede subire continui parziali, cui rispondiamo prontamente con dei contro-parziali(ni). Che so, nove a zero in avvio di secondo quarto, e noi rispondiamo con un sei a zero subito dopo. O, in chiusura di tempo, sei a zero per loro, cui non rispondiamo. Andiamo sotto al riposo, ma ci crediamo.

Ora, cominciamo il racconto del quarto migliore dell’intero campionato, sia per livello dell’avversario, sia per intensità, compattezza, abnegazione, spettacolo: il terzo quarto contro il Kosmos Basket. Una roba pazzesca. Difesa, recuperi, stoppate, contropiede, addirittura qualche canestro. Uno, in particolare, su tutti, un highlight eterno, una roba che racconteremo a David Stern quando ci consegnerà gli anelli (con sano realismo, direi tra due/tre anni) (con ancora più sano realismo, direi «Quando il Pd riporterà una piena vittoria alle elezioni politiche». A David, magna tranquillo). Ricordate il Lucone con le polveri bagnate? Quello che sbagliava tiri facili, e litigava – e parecchio – con le percentuali dalla lunetta? Dimenticatelo. Immaginate ora una voce femminile (l’altra metà del tavolo) che scandisce i secondi. Sette. Sei. La palla sotto canestro, ad Andrea. Cinque. «Chiuso, passala!». Quattro. Tre. Nessuno libero. «QUA!», urla The Captain. Due. Piedi a posto, dietro l’arco. Uno. La palla parte. Dentro.

Daje. E che altro puoi dire?

Meno cinque, all’inizio del quarto periodo. Galvanizzato dalla bomba appena infilata, il biondo alfiere ci trascina a meno tre: palla sotto, perno, giro, difesa al bar e due facili. Ciao Vlade, e grazie di tutto.

Non mi andrebbe neanche di sporcare il ricordo di una serata magnifica, di una partita bellissima, di una prova di cui andare fieri dicendo il risultato. D’altronde vengo pagato fior di milioni per scrivere questi resoconti, e quindi mi tocca. La prova degli All Reds di stasera è di quelle di cui andar fieri. Una di quelle da cui ripartire quando, l’anno prossimo, sto c…o di campionato lo andremo a vincere. Abbiamo perso, ma il quarto quarto che ci è costato la partita, quel maledetto ultimo passo che non facciamo mai, non ve lo racconto. Nella mia testa c’è ancora la squadra che stasera mi ha reso fiero. Per me la serata è finita alla fine del terzo quarto, quando tutto sembrava possibile (il primo che dice: «S’è visto, infatti dopo avete perso» gli sparo. Giuro).

Nella mia testa c’è ancora la bomba di Lucone. Non c’era una canzone di De André su questo?

SI

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GIORNATA 3 RITORNO – E insomma…

(BSC La Fenice – All Reds)

«Per rispondere a questa domanda devo fare una premessa generale. Dunque, ci vediamo come al solito un’ora prima al Cinodromo, per motivarci ed evitare che Andrea, tanto legato alla Strada, finisca per smarrirla e arrivare in clamoroso ritardo. Anche noi, in pieno trip elettorale, scaliamo il Colle. Non il Quirinale, né l’Ottavo Colle, né il Colle del Fomento. Il Colle La Salle, tana del BSC “La Fenice”. (Dovrei spiegare. Gabriele, rientrato dall’emigrazione, ha cercato di recuperare il ruolo perduto con il suo viaggio Oltralpe: il cazzaro. Da qui i ricorrenti riferimenti all’Ottavo Colle che hanno connotato la serata. Però pure lui… Cioè, magari la prima volta faceva ridere, ma la quarantaduesima?).

«Far passare la rivoluzione per le urne, si sa, è un’aspirazione futile. Sperando che passi dal post basso, ci presentiamo agguerriti alla partita della vita, dentro o fuori: se si vince si può ancora sperare nei playoff, se perdiamo tanti saluti e tante Madonne dietro ai soldi spesi per partecipare ad un campionato che ci respinge.

«E siamo partiti bene, anzi, benissimo. Un avvio bruciante, e una volta tanto non è uno scherzo. Eugenio, sapientemente motivato (il suo gatto gli verrà restituito quanto prima), è perfino riuscito a sconfiggere il nemico di una vita: il ferro. Sfruttando le nozioni di ingegneria apprese in una vita di studio, infatti, l’ossuto campione ha tentato una mossa ardita quanto disperata: lanciare la sfera arancione dentro – e non addosso – a quel cerchio metallico posto a 3,05 metri dal terreno. Eureka! Quattro punti in avvio e una presenza sotto le plance che non le dico. Corredato da buona difesa e un paio di sapienti contropiede, l’exploit del Nostro guida l’avanzata inesorabile della squadra dalle luminose e progressive sorti.

«Gli avversari, però, ci restano attaccati, e il match si trasforma presto in un agguerrito combattimento punto a punto. Finisce il primo quarto, e siamo lì, e ci crediamo. Poi… Beh… Un momento, mi concede un momento? Devo riordinare un po’ le idee, ma guardi che ho studiato…»

Prof: «Barabba, a parte che l’esame è sul passaggio dall’Unione Sovietica alla Russia…»

«Appunto. Non vede che le battute d’arresto in cui incappiamo sono indotte dal disgustoso processo di liquidazione del socialismo condotto dal Fmi?»

Prof: «Se’, vabbè… Dicevo, a parte che l’esame parlerebbe di tutt’altro, qui sul referto (ma perché si porta il referto di una partita Uisp a un esame?) leggo che nel secondo quarto avete segnato un canestro. Uno»

«Complotto»

Prof: «E che avete tirato i liberi con 5 su 16»

«Falso storico»

Prof: «E che loro…»

«Loro, loro, loro… Ma che devo dirle, professoressa? Che hanno tirato 3 su 3 da tre punti? Che ci hanno tolto tutte le ricezioni? Che abbiamo sbracato e non riuscivamo mai a giocare uno schema? Se vuole glielo dico, ma secondo me la risposta corretta sarebbe un’altra»

Prof: «Cioè? Che se si segnano 36 punti non si può vincere una partita di basket?»

«Esatto! Mi ha tolto le parole di bocca. Però non bisogna dimenticare il complotto del Fmi…»

Prof: «Guardi, solo per mandarla via e non vederla mai più, e non sentire più parlare di questi Camillo, Lucone, Giuliano e Caciara di cui blatera da mezz’ora, le do un bel 15, caro il mio Barabba»

«Mah, veramente, mi sembra un voto un po’ bassino…»

Prof: «Sono i punti di scarto con cui avete perso. Ne voleva di più?»

BSC LA FENICE 56 – ALL REDS 41

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GIORNATA 2 RITORNO – Noi la crisi non la paghiamo!

(All Reds – BNL per Telethon)

Alla fine niente “Ubuntu”, e niente effetto-Celtics sui Rossi (in compenso sono riuscito a portare zella a Boston, che in quattro giorni ha perso tre giocatori per infortuni gravissimi… Dicevamo, sulla sfiga?). Ci si becca al St. Charles, con quella faccia un po’ così, quello sguardo un po’ così che abbiamo noi che abbiamo preso la scoccia dall’Algarve, e si spera in un cambio di passo.

Grande e graditissimo ritorno tra le truppe rivoluzionarie: dall’emigrazione francese torna Gabriele. E no, non è lo spettacolo di Martellone – che poi ormai, come sa chi vede Boris, è di destra. Per delibera del Comitato Centrale, il vostro Barabba è a bordocampo, vestito come un candidato montiano alla provincia di Frosinone e fastidioso come non mai (si è portato anche un bloc notes per tenere conto sadicamente degli errori dei compagni). E per la prima volta sono quindi in grado di dare delle statistiche fondate.

Ma non ve le do, che poi famo brutta figura. (Da notare, a conferma della serietà della classe arbitrale che da tanto tempo ci opprime, che abbiamo schierato due giocatori con lo stesso numero di maglia e nessuno se ne è accorto. Erano in due, peraltro!)

In realtà la tentazione di riempire il post di numeri, tiri sbagliati, palle perse è forte, quantomeno per allungare il brodo. La partita offre pochi, pochissimi spunti, tranne qualche insulto a mezza bocca che il “tavolo” – Barabba e Nico – mormora verso il n. 23 avversario («Oh, c…o, abbiamo segnato, mettece i due punti!». Sì, tranquillo bancario dei miei co…ni, mo’ li segno. Tanto sempre a meno venti state). Ah, da annotare anche il ritorno in campo del Fle (0/3 al tiro, una palla persa), che io sarò pure Barabba ma lui è a buon diritto Lazzaro.

Il dato politico che emerge dal doppio confronto, comunque, è che «Noi la crisi non la paghiamo», alla faccia delle banche, dei Monti Bond e di Consorte.

Però paghiamo il campo, e abbiamo delle necessità finanziarie inderogabili. Se proprio non volete infliggervi la nostra scarsezza sportiva venendoci a vedere (che sarebbe comunque cosa gradita), sostenete il progetto Reds in altri modi. Er Caciara, tanto per dire, ha la macchina piena di magliette invendute. E nelle prossime settimane faremo una serata di finanziamento. Il 9 marzo, comunque, ci sarà un torneo di street basket per finanziare i pullman del 16 verso Milano, dove un corteo e una giornata di sport popolare ricorderanno Dax, compagno, militante antifascista, assassinato dai fascisti dieci anni fa. E anche se di noi non ve ne frega niente, di lui dovrebbe. Anzi, deve.

Forza Rossi

ALL REDS 47 – BNL PER TELETHON 32

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Seconda Giornata di Ritorno

ALL REDS BASKET – BNL
Mercoledì 13 Febbraio
ore 21.00 @Via Oderisi Da Gubbio 18
(Campo del St’ Charles)

Il girone di ritorno è cominciato con una sconfitta.

Abbiamo bisogno del vostro sostegno per tornare a vincere!
Preparate bandiere rosse, corde vocali e tutto ciò che serve pe fa casino!

evento FB:  http://www.facebook.com/events/416316475119480/

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GIORNATA 1 RITORNO – E vabbè…

(Algarve Basket – All Reds)

Algarve, we’re back! Va in scena quello che è a tutti gli effetti il Superclasico del basket amatoriale romano. Quante volte siamo venuti a giocare qui al Torrino, nel leggendario impianto dell’Algarve? Boh, tipo cinque, che per questo livello è veramente tanto.

Motivati come non mai, i nostri Rossi si schierano per il riscaldamento. Ora, per le altre squadre, questo è un momento in cui ci si sciolgono i muscoli e si prende confidenza con i canestri, operazione quanto mai cruciale quando si è in trasferta. Per la squadra in maglia rossa («Oh, ma che siete comunisti?», ci chiede l’arbitro. Ammazza, non ti si può nascondere niente!), invece, questo è il momento della più inefficace haka dello sport moderno. Tenendo fede al proprio nome – scherzosa antitesi del nickname dei neozelandesi del rugby – la sezione basket della gloriosa polisportiva All Reds evita scomposte danze maori: meglio, molto meglio dimostrare ai propri avversari che, anche senza difesa, fare canestro da più di due metri è ancora più utopia del socialismo di Babeuf.

Palla a due. Vinta. E, per stasera, stiamo a posto così. Che poi stavolta non c’è neanche da fare tanto gli spiritosi, fare battute sulle palle perse o sulle percentuali al tiro: giochiamo benino – certo, le percentuali sono quelle di un ipovedente che lancia cocomeri in un ditale da cucito – e difendiamo bene, ma perdiamo. Capita, è lo sport. Niente risse, niente scazzi. Oddio, un paio di storie tese ci sono quando il biondo alfiere della rivoluzione («Con il numero otto, The Captain and the Truth…») trova qualcosa da ridire contro l’altro “lungo” in quel momento in campo (di cui terremo segreto il nome per tutelarne la privacy e per insultarlo più liberamente) circa il suo impegno. Qualcosa tipo «OOOOOOH, PORCOXXXXIO (e, sì, le “x” sarebbero tutte “d”)». Ma non fa niente per due motivi:

1)     Almeno stavolta non rischia di ammazzare un avversario.

2)     Da che mondo è mondo, i giocatori migliori, incazzandosi con le pippe, le fanno rendere meglio. Non sarà un principio degno dell’egualitarismo rivoluzionario che propagandiamo fuori dal parquet, ma è un pilastro dello sport (chiedere per conferme a Garnett, Kevin Maurice, 100 Legends Way, Boston, MA. Telefonare ore pasti, no perditempo che sennò vi mangia la testa). E, a fine partita, a doversi scusare è la pippa, non chi glielo fa notare, al di là di qualsiasi considerazione sul modo in cui la ramanzina è arrivata. Perché è lui a vanificare il lavoro di tutta la settimana, e non l’altro.

Insomma, finisce così. Il pubblico (cinque spettatori) più o meno si diverte, anche se neanche Dan Peterson potrebbe spiegarci perché, quando si incrociano le strade tra noi e l’Algarve, i punteggi si dimezzano, e non si va mai sopra gli 80 combinati. Bella partita, ma partita persa. Alleniamoci di più, trabajo y sudor, работа и пот, e venceremos, славу пролетариата и партии.

Più o meno è quello che ci siamo detti, dopo la partita, davanti alla palestra dell’Algarve, dopo aver mangiato una teglia di tiramisù – grazie Laura! – e fumandoci la classica sigaretta del dopopartita (quando si dice la professionalità!): oggi è andata male, ma siamo una squadra nuova, che per i ben noti problemi di bilancio può allenarsi poco. Stiamo crescendo, continuiamo così e le cose andranno meglio.

Alcuni lo chiamano “fare gruppo”, altri “huddle”. I Celtics lo hanno chiamato “Ubuntu” e ci hanno vinto un anello. Magari se gli troviamo anche noi un nome fico battiamo la Bnl.

C’mon Reds!

ALGARVE 39 – ALL REDS 32

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GIORNATA 5 – Eddaje!

(All Reds – Smit Roma Centro)

Con la prima striscia negativa della stagione sul groppone, la squadra dei Tutti Rossi torna sul luogo del delitto, il parquet del St. Charles che mai e poi mai, in questa stagione, ha visto la squadra di casa prevalere. Ma stavolta, ci si dice, sarà tutto diverso. Chiarimenti sono arrivati, cambi di rotta sono stati promessi, allenamenti sono stati svolti (una volta tanto, con grande partecipazione anche nel fine settimana).

Ranghi nutriti (11 a disposizione) malgrado la concomitanza con la partita della Roma a Firenze, e questo è già un successo. Negli occhi della squadra, fin dal riscaldamento, si vedono la determinazione, la grinta, la certezza di… 20 A 4 (per gli altri)?! VENTI A QUATTRO?! NEL PRIMO QUARTO?!

Sì.

Lunghi che si affacciano sotto canestro e tiri che escono, terzi tempi sbagliati, palle perse. Sirena. Musi lunghi in panchina. «Che sta a fa’ la Roma?». Questa maledizione casalinga che non se ne va.

Epperò.

Niente galli in panchina, solo orecchie pronte ad ascoltare e gambe che girano. Soprattutto, però, stavolta c’è un Caciara in versione Cinque Stelle che a Grillo dovrebbe fargli causa per plagio. Davvero, gli mancava solo il mantello. Rimessa avversaria. Recupero. Canestro. Rimessa avversaria. Recupero. Canestro. Rimessa avversaria e passaggio. Recupero. Canestro. Azione avversaria. Rimbalzo lungo. Contropiede. Assist. E va avanti così per un po’, finché, non si sa come (anzi sì, se sa: Lore’, sei un grande!), le maglie rosse si trovano durante un time out a festeggiare il primo vantaggio della serata. Daje Rossi Daje!

Sarebbe però riduttivo limitare i meriti di una serata magica al solo Caciara. C’è un Camillo in versione Sabonis che smista palloni con una poesia che Dante in confronto sembra il Dogo Club. E c’è un Eugenio che, una volta capito che anche stasera l’impari confronto tra lui e il canestro verrà vinto dall’odioso (reazionario) cerchio di metallo, segue la via italiana alla doppia doppia, puntando su rimbalzi e recuperi. C’è Lucone che è come l’Inghilterra in “V per Vendetta”: domina. C’è la chioma di Andrea che lascia indietro il vento e le preoccupazioni, mentre accompagna il suo padrone a canestro. C’è il solito, immenso Scolozzi, che a me ricorda sempre più il mitico Gabini, tutto cuore e cazzotti (inventato per l’occasione il recupero alla Bud Spencer). C’è Dario che quando entra in campo ha la foga di… come spiegarlo… diciamo di un maniaco liberato in una spiaggia naturista con l’avvertimento: «Guarda che tra mezz’ora torni in gabbia». Ed è un enorme complimento. Veramente, non ce n’è uno che non meriterebbe una di queste frasette idiote (tranne me, forse, ma mi rifaccio con la cronaca), ma mi fermo per non essere prolisso – e soprattutto perché non me ne vengono in mente altre (anzi, sì: c’è Nico che per un attimo gli vorresti sparare, ma pesca un canestro che manco Tony Parker. Ok, adesso ho finito).

Sì, è vero, la classifica non è proprio lusinghiera (terzo posto, ma con due partite in più delle inseguitrici che hanno anche gli scontri diretti a proprio favore: playoff difficili, anche se non impossibili). Certo, se fossimo stati davvero tanto forti il punteggio sarebbe stato più roboante, e magari anche nelle partite scorse avremmo fatto più punti.

Ma stasera… Cacchio, stasera se fomentamo. E il roster dei Rossi, per quanto mi riguarda, stasera è stato: Sabonis, Parker, Robinson, P. Gasol, M. Gasol, Bryant, Rondo, Jordan, Gabini, Hannibal Lecter e Matteo. Alcuni li ho detti, gli altri ci si riconoscano come credono.

E certe sere, anche se sei Matteo, in mezzo a una squadra così un po’ fico ti ci senti pure tu.

Ps: Sfanculata la maledizione del St. Charles. E ha pure vinto la Roma. Daje!

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GIORNATA 4 – La maledizione del St. Charles

(All Reds – La Fenice Basket)

Da bravo devoto del materialismo storico, tendo a non dare peso a segnali di natura trascendentale o presunta tale, come madonne che piangono, stigmate e cose simili. Fa eccezione una categoria sola: la sfiga.

(Bravi, bravi, ridete pure. E poi venitemi a dire che passate sotto le scale, rompete gli specchi e non vi date una toccatina dove si deve quando udite frasi come «Oh, ti mancano solo due esami, ormai te chiamo dottore!» o sue varianti).

La sfiga, si diceva. Ci alleniamo nella struttura magistralmente diretta dalla sora Fernanda ormai da ottobre, e prima di noi, spesso, gioca la formazione Under 21 della società che ci ospita. Ma per domineiddio, come può essere che TUTTE le partite disputate su questo campo vedano tutte, indifferibilmente, sempre e comunque perdente la squadra di casa?

«Perché siete delle pippe» non vale come risposta. Come non valgono neanche «se fai 3/18 ai tiri che fai a un metro da canestro non vinci neanche con Kobe in squadra», «se perdi 40 palloni a partita non vincerai mai», «un contropiede sbagliato da te è un contropiede riuscito per gli altri» etc. etc.

È sfiga, tutto qua. Mo’ ve saluto che vado a cercare una compagna, magari esponente del glorioso popolo Romanì (o campana, fa lo stesso), che la assumo come consulente tecnico.

Ps: La partita in questione, se si fosse dato retta all’estensore di questa nota, l’avremmo vinta a tavolino per abbandono. Pensateci, la prossima volta che vorrete dare retta ai “valori sportivi”… Bah!

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GIORNATA 3 – Natale di m…

(Kosmos Basket – All Reds)

Il cielo è il nostro limite, si diceva la scorsa volta. Anzi, di più, il cosmo. E infatti ci siamo andati a sbattere rovinosamente contro.

Nelle menti e nei cuori dei nostri eroi è ancora fresco il ricordo del trionfo sul capitale della scorsa settimana, e negli spogliatoi il morale è altissimo. «Daje regà, entramo in striscia», si chiudeva la mail che ci arruolava per questa nuova sfida. Un giocatore – e si prega di astenersi da ironie su quanto vuota debba essere la sua vita – era anche andato a studiare gli avversari. Siamo forti, siamo agguerriti, siamo preparati. Del popolo gli arditi, noi siamo i fior più puri, fiori non appassiti nel fango dei tuguri: sta canzone parla di noi, se sa…

Pronti, via, si parte. «Comunque non vorrei dire, ma siamo la miglior difesa del girone», annotava orgoglioso il più biondo dei nostri portabandiera. NO!, si sono detti i Rossi: noi non saremo mai i primi della classe, noi stiamo cogli sfruttati, coi diseredati della Terra. E infatti, per coerenza con il nostro percorso politico di difesa degli ultimi, decidiamo di beccarne 22 nel primo quarto. Bye bye miglior difesa. E per chi se lo chiedesse no, non era un deliberato disegno dantoniano per dare spettacolo. Loro 22, noi 6. Sì, sì, sei – che se non li scrivo pure in lettere come gli assegni, alcuni nostri punteggi sembrano errori di battitura; sono invece errori al tiro. Che so, un tiro libero che va a mezzo metro dal ferro, a fare compagnia ad altri quattro tentativi dal medesimo destino, e solo nella prima frazione. Al riposo cominciano le storie tese con gli avversari – che malgrado la loro ipoacusia menano come fabbri. Ma adesso tranquilli, che ci riprendiamo.

Rimessa e >bum!< Caciara recupera due palloni, ne mette quattro in contropiede e suona la carica. E poi… E poi, in effetti, highlights pochini. Limitiamo i danni, recuperiamo un po’, arriviamo anche a -6. La partita però scivola via, vincono loro. In compenso facciamo in tempo a offrire al sempre meno numeroso pubblico (a Rossi, ma do’ state?) un paio di figure di merda, ai confini della rissa situazioni incresciose che ci vedono coinvolti in qualità di parte ledente, qualche vivace scambio di vedute con l’arbitro e i primi tentativi di ammutinamento all’autorità – che qui colgo l’occasione per ribadire, fuori di ogni ironia, assoluta e indiscutibile durante le partite – del coach Di Giacinto. Che autorganizzazione spesso finisce per significare «famo un po’ così».

I Reds festeggiano un ben mesto Natale, comunque celebrato da tutti i componenti della rosa invocando continuamente il nome di Dio (del cui genetliaco ricorre metaforico l’anniversario), ovviamente invano, facendolo precedere o seguire da epiteti vari e fantasiosi, ma per lo più di derivazione suina.

Buon Natale anche al Kosmos e ai suoi diversi membri che così, per gioco, tirano maglie e cazzotti. Alcuni lo chiamano agonismo, io non lo chiamo, che poi arriva la polizia postale. Perché uno non è che vuole per forza passare da rosicone, ma un arbitro non può risponderti “se mi metto a fischiare tutti i falli famo notte”.

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Quarta Giornata

ALL REDS BASKET – KOSMOS BASKET
Mercoledì 19 Dicembre
ore 21.00 @Via Oderisi Da Gubbio 18
(Campo del St’ Charles)

SI RITORNA A GIOCARE

Dopo il rinvio della gara con La Fenice Basket, torna il campionato Uisp A2
http://www.facebook.com/events/388755011212536/

Siete tutti invitati a sostenere gli ALL REDS , quindi preparate bandiere rosse, corde vocali e tutto ciò che serve pe fa casino!

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